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Attività cognitive

Progetto benessere

Un percorso di educazione all'uso dei farmaci, alla corretta alimentazione e al movimento

Il Progetto “Benessere: sani stili di vita nei pazienti autori di reato, educazione all’uso corretto dei farmaci, alimentazione e movimento” è inserito all’interno dell’obiettivo riabilitativo di promozione di comportamenti utili a favorire una migliore cura della salute e del benessere e si propone di favorire un approccio complessivo nel promuovere stili di vita più sani  nei pazienti autori di reato.

I pazienti autori di reato sono esposti, vista la storia di abuso di sostanze e alcool, le terapie farmacologiche, lo stile di vita inappropriato, ad una maggiore morbilità per le malattie croniche. Si tratta infatti di pazienti con diagnosi psichiatrica e, in molti casi, con una storia di dipendenza da sostanze, alcool oppure di dipendenze comportamentali. Le diagnosi psichiatriche maggiormente presenti sono: schizofrenia, disturbi dell’umore (fra i quali, anche il disturbo bipolare), disturbi di personalità. La sintomatologia specifica di tutte queste patologie incide su diverse abitudini dei pazienti, nonché sull’area comportamentale, determinando spesso aspetti disfunzionali ed incidendo negativamente sulla possibilità di sviluppare ulteriori dipendenze. Diventa fondamentale, pertanto, in un contesto come il nostro, promuovere attività specifiche finalizzate al miglioramento dello stile di vista dei pazienti focalizzato sulle aree di gestione dell’alimentazione e sull’acquisizione di una consapevolezza relativamente all’importanza di una regolare attività fisica. L’elevata impulsività tipica di questa tipologia di pazienti, infatti, risulta facilmente associata all’adozione di stili di vista scorretti e altamente stressanti, aspetto che facilita le ricadute e le riacutizzazioni della sintomatologia psichiatrica, nonché la possibilità di reiterazione dei reati. Su tali aspetti, di fondamentale importanza per gli autori di reato, abbiamo ritenuto di lavorare anche attraverso un percorso psicoeducazionale relativo al miglioramento della consapevolezza finalizzato all’uso corretto dei farmaci.

Obiettivi del progetto sono l’aderenza farmacologica, la trasmissione di competenze teoriche e tecniche sull’attività fisica, acquisizione di modelli nutrizionali equilibrati.

La gestione più consapevole del rapporto paziente-farmaco, attraverso la conoscenza della terapia farmacologica che si sta assumendo, fa in modo che si faccia buon uso dei farmaci. Il successo di una terapia farmacologica è strettamente connesso al rispetto del  piano terapeutico.  La patologia psichiatrica presuppone una somministrazione dei farmaci per tutta la vita. Il percorso di cura diventa, quindi, una parte integrante della vita di ogni paziente. L’educazione alla corretta assunzione dei farmaci non può, quindi, essere elusa in un programma di riabilitazione. Bisogna informare correttamente il paziente su come gestire la terapia farmacologica, quali sono i giusti comportamenti da adottare al verificarsi di effetti collaterali, quando informare il proprio medico. In questo modo il paziente riveste un ruolo attivo, aumenta la sua consapevolezza sul trattamento e si sente più sicuro e la gestione dell’assunzione sarà più corretta. Diversi studi hanno dimostrato che se il paziente viene educato è molto più aderente alla prescrizione migliorando così l’efficacia della cura e la qualità della vita. È indispensabile condividere una strategia terapeutica con il paziente per arrivare all’adesione al trattamento. Informare i pazienti autori di reato rispetto all’uso consapevole del farmaco, oggi, riveste un ruolo fondamentale. Il web, in materia di salute, rischia di trasformarsi in un pericolo. In assenza di una conoscenza critica le fake news potrebbero avere il sopravvento con conseguenze negative sul benessere psico-fisico dei pazienti. La giusta aderenza alla terapia farmacologica non va intesa semplicemente come la corretta assunzione della terapia  ma coinvolge un cambiamento dello stile di vita. L’aderenza terapeutica costituisce un aspetto-chiave degli esiti del trattamento; le conseguenze della mancata aderenza sono potenzialmente gravi: recidive dei reati, ri-ospedalizzazioni, ripercussioni sulla sfera intellettiva e  sul rischio dell’evoluzione della patologia.

Un’attenta valutazione del grado di aderenza  è sempre necessaria quando si vuole realizzare un piano terapeutico efficace ed efficiente ed essere sicuri che gli outcome osservati siano realmente ascrivibili al regime di trattamento prescritto. Un indicatore rispetto alla misurazione dell’aderenza alla terapia farmacologica sarà il monitoraggio dei livelli ematici dei farmaci assunti e la somministrazione del “questionario sui farmaci”.  Una prima rilevazione è stata fatta ad inizio delle attività e verranno effettuati dei follow up a distanza di sei mesi e a conclusione del progetto. Migliorare il livello di adesione alle terapie, infatti,  richiede un processo continuo e dinamico.

I pazienti affetti da malattia mentale presentano una comorbilità con il diabete, diverse patologie cardiovascolari ed hanno un’aspettativa di vita minore rispetto al resto della popolazione. Il perché si racchiude dentro un ventaglio di ragioni, tra cui gli effetti collaterali di alcuni farmaci, la maggiore abitudine al fumo di sigaretta, ai disturbi del sonno, ad una vita sedentaria e a schemi dietetici poco equilibrati.  Da qui la necessità di intervenire il più precocemente possibile. Gli interventi mirati a far acquisire consapevolezza rispetto ad uno stile di vita migliore sono diventati per la Quadrifoglio una componente fondamentale della riabilitazione che la struttura offre ai suoi utenti. L’alimentazione è riconosciuta come uno dei fattori di rischio delle malattie croniche che può essere modificata. Si rende necessaria una nuova educazione che riesca a stimolare il paziente ad avere un approccio sano verso una alimentazione equilibrata e corretta. Diversi studi dimostrano che una corretta alimentazione tuteli la salute e garantisca una migliore qualità di vita.

Tra le new addiction è contemplata anche la dipendenza dal cibo, fenomeno in aumento durante la pandemia. Diversi pazienti autori di reato hanno sofferto di disturbi alimentari in associazione con altre dipendenze. Con questo lavoro si è pensato di associare un lavoro psicoeducazionale sui disturbi alimentari e sulla dipendenza con un percorso di educazione nutrizionale da poter poi abbinare alle attività occupazionali in cucina.

 

I pazienti una volta a settimana si riuniscono per reinventare il menù e con fare strutturato quotidianamente svolgono attività occupazionale in cucina per la preparazione dei piatti.

Abbiamo avviato questo laboratorio con i nostri pazienti autori di reato nella consapevolezza che nutrendo il corpo si apre spazio per nutrire la mente attraverso l’acquisizione di competenze pratiche ed emozionali

La struttura il Quadrifoglio è dotata di una cucina dedicata. Per questo l’obiettivo generale perseguito con il laboratorio di cucina, soprattutto nel periodo di pandemia da Covid19, è stato quello di definire uno spazio all’interno del quale permettere il recupero o l’acquisizione di competenze specifiche nella direzione di un’autonomia funzionale sempre maggiore, attraverso un’attività creativa e occupazionale per i nostri pazienti. La consumazione del pasto preparato insieme contribuisce a creare, inoltre, quel clima emotivo di convivialità e condivisione sperimentabile nel gruppo, inoltre la proposta e la preparazione dei piatti consente uno scambio della storia e della memoria delle ricette, comprese le tradizioni gastronomiche personali di ogni paziente giudiziario. Nel gruppo di ricerca i pazienti sono stati incaricati dello svolgimento di attività di laboratorio di studio delle tradizioni gastronomiche e di ricette speciali da reinventare in cucina, con il supporto degli operatori che, oltre a coordinare l’attività, hanno organizzato, suggerito e gestito attività dedicate ai piatti scelti, unendo alla cucina anche la visione di documentari proiettati al gruppo dei pazienti autori di rato. In occasione delle festività e delle ricorrenze annuali, si organizzeranno eventi interni alla comunità, per recuperare il senso della convivialità e della condivisione del cibo, seguendo gli insegnamenti del passato. Questo sta permettendo il superamento delle distanze imposte dalla pandemia Covid19, favorendo un clima di entusiasmo e voglia di mettersi in gioco con la sperimentazione di ricette da reinventare nello spazio cucina.

Indicatori dell’andamento del progetto saranno  i risultati ottenuti dall’attività occupazionale in cucina e i valori riportati nella scheda “Rilevazione fattori di rischio” che valuterà:

Rilevazioni antropometriche:

  • Peso;
  • Circonferenza addominale;
  • BMI.

Rilevazione esami ematochimici:

  • Glicemia
  • Trigliceridi
  • Colesterolo totale
  • HDL
  • LDL

La riabilitazione psichiatrica concentrata sull'attività fisica non è finalizzata solo alla prestazione agonistica o all'inclusione sociale, ma anche alla promozione di attività fisiche strutturate che, attraverso specifiche tecniche sportive, mirano a contrastare i principali sintomi psicopatologici nell'ambito di ogni singolo programma riabilitativo. 

Le attività sportive hanno come fine ultimo quello di promuovere il reinserimento sociale dei pazienti autori di reato. Le attività di gruppo svolgono un ruolo fondamentale nella socializzazione tra persone che condividono una situazione di “convivenza forzata”. La creazione di un progetto comune può favorire i rapporti che si instaurano tra i pazienti  e quindi contribuire alla creazione di un clima pacifico. Trattandosi di iniziative già attive esternamente, la loro estensione all’interno della struttura risponde al principio di non discriminazione e serve ad abbattere quel muro che divide l’interno dall’esterno, evitando la marginalizzazione dell’individuo autore di reato che comprometterebbe il suo futuro reinserimento sociale. La partecipazione della comunità esterna alle attività sportive spinge l’autore di reato a prendere parte all’attività rieducativa. L’importanza che le attività ricreative e sportive assumono nella riabilitazione psichiatrica rivestono  un ruolo fondamentale ed aiuta i pazienti autori di reato a non commettere recidive e a reinserirsi in società.

Abbiamo inserito nelle nostre attività riabilitative l’attività motoria globale, per far sì che i nostri pazienti autori di reato possano svolgere attività motoria in un’ottica di prevenzione e miglioramento del  benessere psicofisico.

Svolgiamo le seguenti attività sportive:

  • Attività di ginnastica funzionale e di risveglio muscolare
  • Calcetto

La nostra Struttura è dotata di una sala dedicata alla palestra, con attrezzi ginnici professionali, che permette ai nostri pazienti autori di reato di allenarsi seguiti da operatori esperti del settore attraverso esercizi di risveglio muscolare e ginnastica funzionale.

Inoltre, avendo a disposizione un campo da calcetto in erba sintetica sul territorio del Comune di Rosello, i nostri pazienti autori di reato svolgono il gioco del calcio, in cui possono divertirsi e fare attività sportiva in un gioco di squadra e nel rispetto del regolamento calcistico.

Alla base delle attività sportive che svolgiamo con i nostri pazienti autori di reato c’è una concezione di sport in cui la salute come valore collettivo e comune è considerata di primaria importanza.

Un preciso programma sportivo, adattabile a tutti,  può costituire un percorso riabilitativo molto utile per pazienti psicotici, per gli attacchi d’ansia e per tutte quelle forme di angoscia debilitante. I bisogni per i pazienti psichiatrici autori di reato è maggiore rispetto al resto della popolazione in quanto:

  1.  Tutti gli antipsicotici causano aumento della fame e dismetabolismo;
  2.  La Psicosi riduce le capacità relazionali e la volontà di agire;
  3. Gli antipsicotici causano effetti collaterali extrapiramidali e quindi neuromotori;
  4. I pazienti finiscono spesso per abusare di caffè e nicotina.

I pazienti inseriti in un percorso di attività sportiva sono maggiormente attenzionati rispetto all’abuso di cibo, caffè e sigarette. L’attività sportiva aiuta i pazienti autori di reato ad acquisire maggiore autonomia, gli offre occasioni di risocializzazione.